mercoledì 13 aprile 2011

Volonterosi carnefici

Capita spesso che da un buon libro venga tratto un buon film. Qualche volta un buon film viene utilizzato per l’edizione di un instant book, operazione commerciale dagli esiti abbastanza discutibili.

Accade a volte, invece, che la visione di un film restituisca allo spettatore il ricordo di un bel libro. E’ quello che mi è accaduto alcune sere fa, al termine di The reader, film ambientato nel secondo dopoguerra, in una Germania che fa i conti con le scorie venefiche del nazismo.

La protagonista, Hanna Schmitz, una ex sorvegliante in un campo di concentramento, analfabeta, vive una breve relazione con un giovane che ignora il suo passato, fino al giorno in cui la scopre imputata in un processo con altre ex sorveglianti.

L’interesse del film sta, a mio avviso, in un azzeccato parallelismo tra analfabetismo culturale e analfabetismo sentimentale che si risolve nell’ultima, asciutta frase della protagonista. Al termine della reclusione ventennale, in risposta alla domanda del giovane ormai diventato adulto circa le sue personali riflessioni sugli eventi tragici di cui si era resa complice, Hanna replica: «Ho imparato a leggere.»

Le pagine dedicate agli orrori dei campi di sterminio sono ovviamente innumerevoli, ma il mio ricordo di lettura è subito corso a I volonterosi carnefici di Hitler, di Daniel J. Goldhagen, un saggio che consiglio a chi voglia approfondire il ruolo dei cosiddetti tedeschi “comuni” nell’attuazione della “soluzione finale”.