mercoledì 2 giugno 2010

Gattopardi tedeschi

Vanna Vannuccini ha intervistato per Repubblica del 1 giugno Uwe Tellkamp, autore del romanzo La torre. L'opera si inserisce all'interno di quello che ormai è un ricco filone saggistico-narrativo che affonda le proprie radici nell'analisi dei fenomeni che ruotano attorno all'esistenza (e alla caduta) del Muro di Berlino.
Per gli appassionati del tema è facile richiamare alla mente la pellicola Goodbye Lenin, così come l'interessante raccolta di saggi Nostalgia, edita da Bruno Mondadori.
Il recente ventennale della caduta del Muro ha certamente propiziato l'uscita di nuovi contributi sull'argomento, e La torre, appunto, ci consente una nuova e totale immersione nella vita della DDR, nelle sue contraddizioni, nei suoi paradossi.
«La vita - racconta Tellkamp - era piena di contraddizioni. Da una parte il tempo era rallentato, e questo rallentamento provocava uno strano spostamento temporale. Leggevamo Thomas Mann, Bassani, Tomasi di Lampedusa e ci sembrava che parlassero di noi, del nostro tempo. Anche noi ci sentivamo abbandonati a noi stessi, sentivamo che qualcosa stava finendo, come il gattopardo celebravamo mondi e valori dissolti, ed eravamo perciò condannati alla malinconia».
Non si tratta, ovviamente, di nostalgia per uno Stato meschino, dittatoriale, ottuso, penetrato da una mostruosa rete di spie. Si tratta, semmai, dopo vent'anni, e dinanzi alle "magnifiche sorti e progressive" di un modello di sviluppo che ha creduto di poter calpestare vittorioso le macerie di quel Muro, si tratta, voglio dire, di cercare alternative e gettare lo sguardo ad altri modelli di società, di distinguere tra il paese e lo Stato, un paese che aveva «i suoi lati silenziosi, modesti, confortanti».
Questa è la differenza che soprattutto oggi Tellkamp individua tra autori dell'Est e dell'Ovest: nei primi «resta una voglia di utopia, il culto dell'indagine sociale, la fede nel ruolo sociale dell'arte; e il desiderio di essere "seri", il rispetto della tradizione, il bisogno di misurarsi con i grandi nomi del passato».

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