venerdì 12 novembre 2010

Se hai una montagna di neve, tienila all'ombra

Un blog dal nome “Ho letto”, non può non occuparsi della pur vexata quaestio circa il rapporto degli italiani con la lettura e, più in generale, con la cultura. Periodicamente, autorevoli ricerche raccontano di un paese nel quale il numero dei lettori continua a ridursi. Non mancano, d’altra parte, sondaggi che sostengono un’inversione di tendenza, soprattutto nelle fasce giovanili della popolazione.

L’aspetto secondo me più importante della questione, è stato affrontato dal bell’articolo di Edoardo Nesi apparso su Repubblica del 1 settembre 2010, Se tutti amano la cultura e nessuno legge un libro.

Nell’agosto 2009 l’autore ha percorso in lungo e in largo l’Italia per girare il nuovo film di Elisabetta Sgarbi, Se hai una montagna di neve, tienila all’ombra. L’idea del film consisteva nello svolgere una specie d’inchiesta non accademica e non statistica sullo stato della cultura in Italia. Si trattava di intervistare una gran quantità di persone per chiedere loro cosa fosse la cultura e cosa ne pensavano. Se leggevano, e cosa. A partire da Umberto Eco, fino alle ragazze che passeggiavano all’una di notte a Campo de’ Fiori; da un barcaiolo sul Po a Laura Morante.

La parte più interessante, ovviamente, arriva dalle risposte della cosiddetta “gente comune”: la cultura è importante, importantissima. Peccato che, quando veniva chiesto se leggevano, la risposta era quasi sempre no. L’importanza di questo film, credo, sta proprio nel rappresentare la mancanza d’imbarazzo delle persone nel raccontare che a leggere si annoiano, che non hanno tempo: «un documento sconfortante sull’irrilevanza della cultura nel formarsi delle più o meno libere opinioni della stragrande maggioranza delle persone.

Splendide eccezioni, quei meravigliosi vecchi che ogni tanto fanno capolino nel film, e che a dover confessare che non leggevano da decenni si vergognavano ed abbassavano gli occhi, ma poi di colpo sembravano come riscuotersi e si mettevano a recitare a memoria con lo sguardo fisso dentro la macchina da presa dozzine di terzine incatenate dal “Canto Quinto”, sdentati e sorridenti, per qualche attimo felici, ancora e sempre perdutamente innamorati del ricordo di un libro.»

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